Quanto di tutto quello che hai ti serve davvero?

Nei giorni scorsi ho deciso di fare il cambio stagione. A metà giugno tornerò in Italia e con i 30 gradi già fissi qui in Thailandia, avevo bisogno di vestiti più leggeri da infilare nello zaino.
Odio fare il cambio stagione. L’ho sempre vissuto come un servizio/sacrificio. Tutti gli anni mi organizzo un’intera giornata solo per affrontarlo, e ogni volta mi prometto che un giorno avrò un armadio così grande da non dover più fare questo lavoro ogni sei mesi.
Dopo colazione e una lunga preparazione psicologica al tavolo della cucina, mi sono decisa: ho tirato giù dall’armadio le scatole con i vestiti estivi. Lentamente ho iniziato a svuotare i cassetti dai maglioni, mettendoli in fila sul letto. Quando era ormai quasi tutto fuori, mi sono vergognata. Troppi vestiti. La maggior parte mai indossati o usati pochissimo.
Ho imprecato. Mi sono innervosita. Nessuno mi aveva obbligata ad avere tutta quella roba. Nessuno mi aveva imposto di fare il cambio stagione.
Eppure, le scuse che mi racconto ogni volta per non darli via sono sempre le stesse:
“Magari un giorno mi servirà.”
“Questo è nuovo, mi dispiace darlo via.”
Alla fine, la verità è che mi vesto sempre con le stesse cose. Per l’ennesima volta mi sono sentita sopraffatta da quella montagna di vestiti. Mi sono maledetta per quel lavoro inutile e per lo spreco di tempo. E ancora una volta mi sono ritrovata legata a qualcosa senza un vero motivo, incapace di lasciare andare
Perché finisco sempre lì?
Dopo i maglioni, ho proseguito con scarpe e borse. Mentre pulivo, ordinavo e sistemavo, da una borsa è caduto un bigliettino dei Baci Perugina. Era sbiadito e si leggeva a fatica, ma il messaggio mi è arrivato chiaro e forte:
“Se vuoi volare, lascia andare tutto ciò che ti pesa.”

Ho sorriso perché non ci potevo credere. Non ricordo nemmeno da quanto tempo fosse lì. Era una borsa che non usavo da anni. Una semplice coincidenza? O forse un segnale?
Mi è tornata in mente una frase che mi disse Paolo, tempo fa:
«Riflettici: quanto di tutto quello che hai ti serve davvero?»
Anche in questo io e lui siamo diversi. Lui è minimalista, e con il tempo ho capito che non significa “non avere nulla”, ma possedere il giusto. È un lavoro profondo, che richiede consapevolezza non solo di ciò che usi ma soprattutto di ciò che ti serve davvero.
Mi sono seduta qualche secondo ai piedi del letto, circondata da pile di felpe e maglioni, e ho capito che non mi serviva tenere tutto. Dovevo fare spazio. Dovevo lasciare andare – ancora una volta – quello che mi pesava.
Ho lottato un po’ con me stessa. Una parte di me continuava a voler trattenere tutto, “perché magari un giorno mi serve”. Ma alla fine, sono riuscita a selezionare e donare molti vestiti. L’angoscia e l’attaccamento iniziali hanno lasciato spazio a una sensazione di leggerezza e sollievo.
Ho pensato che lavoriamo tutti i giorni come matti per poterci permettere di più. E più guadagniamo, più spendiamo. Ma se invece iniziassimo ad avere meno? Per spendere meno e non dover correre di più?
Meno non significa poco. Significa giusto.
Come quando prepari uno zaino: se ci metti troppe cose, pesa e ti fanno male le spalle. Se lo riempi solo con l’essenziale, il viaggio è più leggero.
Forse vale lo stesso con le persone, i ricordi e i pensieri.
Forse, anche lì, dobbiamo imparare a lasciare andare tutto ciò che ci pesa.

Alla fine, ho realizzato che fare il cambio stagione non è solo un atto pratico, ma un esercizio emotivo. È una piccola metafora della vita: imparare a lasciare andare ciò che non ci serve più, anche quando è difficile.
Perché solo alleggerendoci di ciò che pesa possiamo fare spazio al nuovo, e camminare – o magari volare – con più libertà.