Pensieri ed Emozioni

Questa notte è ancora nostra

Ci sono giornate, nel corso della vita, che stranamente ricordi più di altre. Ci avete mai fatto caso?

Il 16 giugno 2009 è una di queste. Ricordo vividamente quella serata e i miei amici. Ricordo persino come ero vestita: un jeans e una camicia a righe bianche e rosa. Quel giorno — e quell’estate in particolare — resterà per sempre tra le più importanti della mia vita. Segnava la fine della scuola, la conclusione di un percorso lungo anni e l’inizio di qualcosa di nuovo.

C’era ansia e paura perché alla domanda: «cosa farò da grande?», ancora non sapevamo rispondere. Ma anche adrenalina e un’irrefrenabile voglia di evadere da una città che iniziava a starci troppo stretta. Semplicemente, avevamo voglia di diventare “grandi”.

Quella sera in realtà non abbiamo fatto nulla di straordinario. Ci siamo ritrovati in un parcheggio, abbiamo fatto partire “Notte prima degli esami” di Antonello Venditti e ci siamo uniti in cerchio, in un unico abbraccio l’abbiamo cantata a squarciagola. Ogni adolescente conosce quella canzone proprio per cantarla in quella precisa notte. Crescendo, invece, la canti con nostalgia ripensando a quella sera.

Abbiamo brindato — non saprei dire esattamente a cosa — forse alla vita o a tutte le incertezze che ci accomunavano. Ognuno spettatore dell’altro, ancora pieni di possibilità.

Ricordo che venne pescata la mia lettera per gli orali, l’esaminatore urlò: «P come Palermo». La “sfiga” mi inseguiva già allora. Ci fu una risata generale e oggi rido anch’io, ma in quel momento mi sembrò una tragedia: non ero preparata e mancavano pochi giorni. Alla fine portai a casa un misero 76/100.

Mi sembrava un voto “basso” e ci rimasi malissimo. Speravo almeno in un 80. Ricordo di avergli dato così tanta importanza, come se quel numero davvero rappresentasse il mio valore. E invece io sapevo di valere di più. Quel voto, appeso al tabellone, sembrava però dire il contrario. L’ho detestato.

Subito dopo siamo entrati in quel limbo in cui “devi trovarti qualcosa da fare”, università o lavoro. Senza che nessuno ci chiedesse mai davvero:
«Cosa ti piace fare?»
«Che sogni hai?»
«In cosa ti senti bravo?»
«Cosa ti rende felice?»

E siamo andati avanti, senza pensarci troppo. Perché sembrava giusto così.
Oggi mi chiedo: lo era davvero?

Col tempo ho perso di vista alcuni amici, e mi è dispiaciuto essermi persa pezzi delle loro vite. Ma tutti eravamo impegnati a rincorrere non so cosa e a voler “diventare qualcuno”.
Mi sono chiesta spesso se, alla fine, ognuno di loro è diventato quello che sognava di essere, se hanno avuto più coraggio di me o se — come me — alla fine sono scesi a compromessi con la vita.
Mi chiedo se le scelte che hanno fatto li abbiano resi felici veramente.

Oggi è di nuovo la notte prima degli esami. Sono passati 16 anni dalla mia ma quest’anno, più di ogni altro, ho provato nostalgia per quella sera.
Perché, nonostante il tempo, dentro mi sento ancora un po’ come quella ragazza di 19 anni piena di sogni e con il cuore colmo di domande.

Ho scelto una strada eppure proprio quest’anno — a quasi 35 anni — ho rimesso tutto in discussione. Finalmente mi sono chiesta:
«Cosa mi piace davvero fare?»
«Quali sono le mie attitudini?»
«Cosa mi rende felice?»

L’altro giorno l’ho detto a Paolo:
«Mi piace scrivere, raccontare storie, viaggiare e scoprire cose nuove. Ho un forte senso della giustizia. In fondo mi sarebbe piaciuto fare la giornalista»

E Paolo, come sempre, non mi ha fatto sentire in ritardo o fuori luogo. Mi ha sorriso e ha detto semplicemente:
«Saresti brava».

Ho superato tanti esami nella vita — non solo a scuola o all’università — eppure quest’anno mi sento di nuovo come se fosse la notte prima degli esami.
Forse perché non ne viviamo solo una. Ce ne sono molte. Ogni volta che la vita cambia direzione, ogni volta che ci mettiamo in gioco. Ogni volta che ci chiediamo se siamo sulla strada giusta.

Oggi ho pensato ai maturandi. In fondo lo siamo stati tutti.
E ho pensato a cosa avrei voluto sentirmi dire, quel giorno:

Il numero sul tabellone non potrà mai riassumere chi siete davvero, né ciò che conquisterete.
Seguite i vostri sogni. E se ancora non ne avete uno, cercatelo.
Non abbiate fretta di “fare qualcosa a tutti i costi”, perché potreste imboccare una strada che non è la vostra.
Sbagliate da soli, e poi cambiate strada.

Il mio amico Federico è riuscito a ripescare l’unica foto di quella notte. Ho sorriso perché quando guardo i miei amici, li vedo ancora così: come in questa foto. Anche se sono passati tanti anni.

Oggi, guardando questa foto scolorita e pensando a tutto quello che è venuto dopo, ho capito una cosa:

Non serve sapere tutto subito. Serve solo avere il coraggio di cominciare.

A volte, il sogno che avevamo a 19 anni, crescendo può cambiare o semplicemente torna a bussare quando meno ce lo aspettiamo. E magari, questa volta, siamo pronti ad ascoltarlo.

Perché sì…
questa notte è ancora un po’ nostra.

2 commenti

  • FEDE (nina)

    Ciao Nina💓💓💓 come al solito mi è scesa una lacrima nel leggere… tu e la potenza dei tuoi elaborati, non la dimenticherò mai… come non dimenticherò mai i nostri 5 anni insieme… ti dico solo una cosa… da pronunciare in dialetto ‘san marchese’ ‘Sara, jole,
    Fedora e Federica, nel bagno a pulire’ 🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣 i 5anni più belli e spensierati della mia vita💓 ti voglio bene 💓

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